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Chi è veramente Amato, uomo di spicco e in poltrona

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amatoLa moglie Diana l’ha conosciuta sui banchi di scuola. La storia di famiglia incrocia quella politica ed entrambe sono accomunate da una parola-chiave: decenni. Giuliano Amato, alias Dottor Sottile, è la personalità che ha attraversato la tempesta perfetta di Mani Pulite traghettandosi dalla Prima alla Seconda Repubblica senza particolari “turbolenze”. Oggi guida la Corte Costituzionale e resta nel novero delle opzioni di Silvio Berlusconi per la corsa al Colle.

CORSA A OSTACOLI VERSO IL COLLE. Classe 1938, torinese doc, venti anni dopo (1958) si iscrive al Partito Socialista e alterna la sua giovane militanza alla carriera accademica che nel 1963 lo porterà fuori dai confini nazionali, a New York dove conseguirà il master in Diritto Costituzionale alla Columbia University di New York. E’ il primo passo per costruire lo standing internazionale che Amato ha al suo attivo e che può vantare come “titolo” per la corsa – a ostacoli – verso il Quirinale. Ostacoli sì, e il più grande resta l’ostilità del premier Renzi che la scalata a Palazzo Chigi l’ha fatta anche grazie al refrain della rottamazione e adesso rischia di ritrovarsi al posto di Napolitano un “candidabile” non proprio in linea con l’era del renzismo-largo-ai-giovani. C’è di più: la carriera politica di Giuliano Amato e la sua abilità a destreggiarsi tra i “marosi” di Palazzo e della storia repubblicana consegna alle cronache un profilo difficile da “imbrigliare” nello schema di un presidente in continuità col settennato di Napolitano e in un certo senso disponibile a non far ombra (politicamente) al maratoneta-decisionista Renzi. Dalle parti di San Lorenzo in Lucina, si fanno valutazioni diverse: Amato in queste ore sarebbe la “carta” con la quale Berlusconi avrebbe eliso quella di Mattarella, proposta da Renzi.

DA GHINO DI TACCO AL SINDACO D’ITALIA. L’anno della svolta politica di Amato è il 1970 e la scalata dei “quadri” del Partito Socialista comincia da qui: molti dirigenti si fidano del suo acume nell’esaminare le mosse e gli schemi politici del momento. E’ uno dei protagonisti del Progetto Socialista, manifesto che imprimerà una svolta riformista al partito, di fatto preparando il terreno all’avvento del craxismo. Ironia della sorte: Amato entra a Montecitorio nel 1983 e si muove nel Palazzo in una prima fase – raccontano le cronache politiche – da oppositore di Craxi all’interno del Psi. Insomma, una sorta di antesignano del ‘modello’ Civati-Fassina-Bersani o del modello Fitto declinato alle latitudini di Forza Italia. All’alba degli anni Novanta, Amato è vicepresidente del Consiglio e ministro del Tesoro nel governo Goria (1987-1988), poi in quello guidato da De Mita. Sono gli anni della scalata al Psi del quale è vicesegretario dal 1989 al 1992.

LE SPINE. Dal Psi a Palazzo Chigi il passo è breve e accade quando Oscar Luigi Scalfaro gli affida il mandato di formare un governo che gestisca la crisi finanziaria dopo il crollo della lira, la sua conseguente svalutazione e l’uscita dallo Sme (l’allora sistema monetario europeo). Passa alla “storia” e resta nella mente degli italiani per i 298 giorni di presidenza durante i quali il “Dottor Sottile” vara una finanziaria “lacrime e sangue”, col famoso blitz notturno nei conti correnti dei risparmiatori. L’esplosione di Tangentopoli travolge il suo governo che nel 1993 viene sostituito con un esecutivo guidato a Carlo Azeglio Ciampi. Non viene sfiorato dagli avvisi di garanzie e dalle manette che in quella fase scattano per buona parte dei big del Psi – Craxi in testa – e della Dc. Nessuno scossone, insomma, tanto che per Amato si aprono di lì a poco le porte della presidenza dell’Antitrust (fino al 1997). Torna in pista col governo D’Alema come ministro per le Riforme istituzionali e con Ciampi al Colle è ministro del Tesoro. Esce D’Alema da Palazzo Chigi, ma lui no e ne prende in consegna il testimone nel 2000 e sei anni dopo (2006) Prodi lo chiama al Viminale nel governo ulivista. Infine l’oggi: il ruolo di prestigio alla guida della Corte Costituzionale ma anche una sfilza di polemiche per le “37 poltrone in 30 anni” come ha conteggiato Marco Travaglio nel salotto televisivo di Santoro, e il cumulo di pensioni accumulate nella lunga, lunghissima traversata tra la Prima e la Seconda Repubblica. Ma il “Dottor Sottile” è un grande esperto di navigazione… e di vento.


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